C’era una volta il bosco

Lunedì 6 gennaio 2025 | Andrea Sivilotti

A dir il vero dovrei dire: “c’era una volta la gente che andava a far legna nei boschi”, già perche è proprio questo che è venuto a mancare, un po’ per passione e un po’ per necessità, un tempo le famiglie si radunavano in autunno o fine inverno per andare a curare i propri boschi e ricavarne la legna per le stufe e i caminetti di casa.

Oggi la gente è diventata pigra e spesso si maschera dietro la fantomatica scusa:

– Non ho nemmeno il tempo di andar a vedere in che condizioni s’è ridotto il bosco di famiglia! –

Si riempiono le case di pompe di calore o si acquistano bancali di legna e pellet così da riscaldarele senza grandi rimorsi di coscienza.

Il risultato è davanti agli occhi di chiunque faccia una passeggiata in campagna, tra i boschi e boschetti delle colline, ma potrebbe bastare osservare attentamente anche solo i cigli delle nostre strade…

Ovunque abbandono, degrado e vegetazione infestante che uccide e fa seccare gli alberi buoni e autoctoni.

Le amministrazioni? Non se ne preoccupano.

Gestiscono le problematiche a loro direttamente interessate, appaltando a società di sfalcio che con enormi frese meccaniche, maldestramente tranciano ogni tipo di vegetazione sul ciglio delle strade principali e secondarie, arrivando persino ad operare in ugual maniera anche sulle strade forestali non adibite al traffico di mezzi non autorizzati.

Le macchine fresatrici rovinano gli sterpi e gli albari portandoli alla morte completa, compreso le radici che potrebbero altrimenti generare nuovi germogli e proteggere i terreni da franamenti.

Immagine tratta dal web

Le mani sapienti dei nostri vecchi, curavano il bosco, curavano gli alberi ai confini dei terreni, tagliavano gli sterpi, eliminavano le piante rampicanti come l’edera selvatica o le liane, che fanno soffrire gli alberi e li portano alla morte, sfoltivano i ceppi troppo folti dei noccioli, abbattevano le piante malate e secche, diradavano, lasciando qua e la solo piante sane, belle, diritte.

I boschi erano ordinati e praticabili, le ramaglie venivano ammucchiate per farle marcire e diventare concime naturale, i ceppi degli alberi abbattuti venivano tagliati a fetta di salame per evitare che la radice marcisse e al contrario desso luogo alla nascita di nuovi germogli per il futuro.

I boschi così curati non erano a rischio incendio e le scarpate ai bordi delle strade rimanevano pulite, compattate, consolidate e saldate da radici sane.

Oggi tutto questo non c’è più e nessuno se ne preoccupa!

Nei boschi s’intervallano aree impraticabili con sterpi altissimi, altamente incendiabili, gli alberi sono avvinghiati da piante rampicanti che li soffocano, li fanno seccare e cadere, abbattendo indebolendoli a loro volta, altri alberi vicini.

Le scarpate senza più sostegni naturali franano a seguito di piogge intense e i boscaioli contoterzisti che prendono in carico un appezzamento dietro l’altro, radono al suolo tutte le piante per loro ineressanti e lasciano il disastro delle ramaglie minori ad impedire di far ricrescere il bosco naturalmente, mentre nel caso peggiore creano accumuli di ramaglie secche facilmente infiammabili.

Ma si può fare qualche cosa?

Io credo di sì, se solo gli amministratori locali ne avessero voglia.

Purtroppo la congiuntura economica degli ultimi anni ha portato sempre più famiglie a vivere in gravi difficoltà economiche, l’amministratore avveduto potrebbe con una sola manovra aiutare queste famiglie e allo stesso tempo rimediare ai danni dell’abbandono boschivo.

Basterebbe inviare comunicazione ufficiale ai proprietari degli appezzamenti, contemporaneamente alla pubblicazione sull’Albo Comunale, con un richiamo che potrebbe essere più o meno il seguente:

“Si avverte la signoria vostra che se entro 6 (sei) mesi, a far data della presente, non avrete provveduto al taglio e pulizia del Bosco di vostra proprietà, sito…bla, bla, bla; sotto la supervisione dei responsabili del Corpo Forestale, la presente Amministrazione darà ordine a personale incaricato ed autorizzato dalla medesima, a sopperire alle vostre inadempienze, senza che la signoria vostra abbia nulla a pretendere o contendere.”

Il personale del Corpo Forestale coadiuvato dalla Protezione Civile e dai Vigili del Fuoco, potrebbero vagliare, istruire e formare le persone desiderose di poter ottenere, solo grazie al proprio impegno e lavoro, il legname per riscaldare le loro case e quelle dei loro cari.

Non mi sembra fantascienza e per le Amministrazioni, a parte un po’ di attività d’ufficio e di coordinamento, risulterebbe un’operazione a costo zero che probabilmente gli farebbe risparmiare anche sugli appalti delle terribili frese sui cigli strada.

Chissà se qualcuno vorrà prenderne spunto o troveranno l’ennesima scusa che la “burocrazia” non gli consente certe iniziative, dimentichi che la “burocrazia” sono proprio loro.

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