Orgoglioso di essere italiano.

Giovedì 22 marzo 2018 | Andrea Sivilotti

Perché gli italiani amano farsi da soli del male?
È una tradizione che ci portiamo dietro da sempre.

Prima ancora che i Social Network si diffondessero in modo così massiccio sostituendosi ad ogni forma di socializzazione reale, l’eterna insoddisfazione veniva urlata nelle affollate cucine casalinghe, nelle ore canoniche dedicate ai pranzi e alle cene, magari davanti a un televisore in bianco e nero che sputava notizie incomprensibili dai suoi rotocalchi.

Immagine presa dal web

Oppure nelle fumose osterie, dove tra un quarto di vino e un carico di briscola battuto sul tavolo unto e vissuto, gli avventori imprecavano sul Governo ed il Clero.

Sono passate poche decine di anni, il quarto di vino nostrano e la grappa di prugne sono stati sostituiti dai più mondani aperitivi “americani” e dai cristallini calici di vino d’etichetta, quasi tutti fossero diventati provetti sommelier.

Le partite di briscola, scopone e tressette hanno lasciato il posto agli ossessivi selfie con l’immancabile smartphone sempre in mano, e le boccette lanciate a misura sul consumato panno verde, sono state sostituite dalle ripetitive e patetiche pose davanti alle tecnicissime reflex dei fotografi di eventi.

Che per ogni generazione, la parte più giovane della società, s’inventi un nuovo modo di essere, di apparire, di vivere, personalizzato secondo le proprie visioni e aspettative è più che naturale e logico.

Ma che le generazioni passate, o meno giovani, si accodino ai giovanissimi cercando di impadronirsi dei loro “modus vivendi”, immaginando così di rimanere eternamente giovani, risulta più che ridicolo.

Ad ogni passo del nostro cammino deve corrispondere una crescita culturale, un’evoluzione di maturità, e questo non significa affatto che si debba per forza di cose invecchiare emotivamente.

Si può e forse si dovrebbe rimanere sempre giovani di animo.

Maschietti ultra cinquantenni che vestono pantaloni attillati e camicette bianche slim, con i bottoni sul ventre che gridano pietà per la pressione a cui sono sottoposti a causa di “panze” non più ventenni, o femminucce anch’esse ultra quarantenni che esibiscono abbronzature asfalto, con maquillage super carichi, indossando jeans stracciati, beh bisogna ammetterlo, che non pare proprio questo il modo per restare eternamente giovani.

Sono solo maschere di facciata, che il più delle volte nascondono un più grave senso ossessivo di inadeguatezza.

Le persone che vivono meglio sono quelle che sanno accettare le conseguenze del tempo che passa sul proprio corpo.

Non è quella camicetta attillata che ti farà sentire più giovane in mezzo ai giovani, bensì la maturità conquistata con gli anni che ti fa apprezzare le diversità di pensiero e di comportamento, consentendoti così di mimetizzarsi e integrarsi in mezzo a persone eterogenee.

E così come per l’apparire e l’essere, anche per l’accettazione o meno di quello che accade attorno a noi, dipende dalla serenità con cui lo guardiamo.
È un concetto che riaffiora spesso nelle mie riflessioni, l’idea che le persone in un crescendo di insofferenza, disprezzo, odio, intolleranza e immenso senso di polemica, non riescano a vedere nulla di buono in ciò che appare loro davanti agli occhi.

Sembra che la vita nel nostro paese sia un inferno; viene quotidianamente descritta con termini e riferimenti che, vista la non concordanza con la realtà, hanno assunto significati deviati e non più attinenti.

Come si può affermare che in Italia siamo stati privati della libertà?
Come si può affermare che in Italia i sistemi previdenziali sono i peggiori al mondo?
Come si può affermare che in Italia si vive di povertà e stenti?

Ma questo elenco di banali domande potrebbero continuare all’infinito, analizzando ogni aspetto dei continui piagnistei riversati sul pagine dei Social e del web in generale.
Sembra sempre che ci sia un altro paese dove si sta meglio che in Italia, dove tutto è bello, in ordine, pulito, sano, dove le istituzioni sono efficienti, oneste e veramente a servizio dei cittadini.

“L’erba del vicino è sempre più verde”.

Dai tempi della scuola spesso riemerge una citazione attribuita a Massimo D’Azzeglio, che disse: “Fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani”. Quanto più sfoglio le pagine dei giornali sul web, e i post rilanciati sui Social, più mi rendo conto che siamo ancora fermi a quel 1861, quando D’Azeglio espresse quel crudo concetto.
Non c’è un senso dell’Italia negli Italiani, non c’è un vero amore per il proprio paese, perché se ci fosse non ci sputeremmo così spesso sopra.

L’Italia nel bene e nel male (io credo più nel bene) è fatta dagli italiani e quindi se qualche cosa non funziona perfettamente, ognuno di noi dovrebbe cercare di impegnarsi, nel suo piccolo a far sì che migliori.

E per capire che in Italia alla fin fine non si sta poi così male, basterebbe girare un po’ di più il mondo, non da turisti “Alpitour” come diceva il tormentone pubblicitario, ma da persona comune tra persone comuni, da utente delle istituzioni di altri paesi, da paziente di altre strutture sanitarie pubbliche e così via.

Il nostro paese è bellissimo e quello che ci circonda ce lo invidia tutto il mondo: cultura, arte, architettura, paesaggio, clima, natura…

Perché noi non siamo capaci di apprezzarlo a dovere e viverlo semplicemente con naturalezza, rispetto e orgoglio?

Buona giornata a tutti.
Andrea

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