Punto di Vista n.3
Domenica 6 luglio 2014 | Andrea Sivilotti
Scelta di genere.
I generi fotografici sono diversi e diverso è il modo di rappresentarli, come diverse sono le tecniche da usare, ma soprattutto è diverso l’approccio emotivo con cui si fotografa.
Personalmente non credo nei “tuttologi”, ovvero coloro che si sentono portati ad interpretare qualsiasi genere fotografico e non ne scelgono uno in particolare, più vicino al loro sentire la fotografia.
Quando un fotografo spazia a casaccio fra i vari generi fotografici senza un preciso percorso di ricerca, processo quest’ultimo che potrebbe certamente fargli cambiare nel tempo il genere prediletto, è solo perché di fatto non ha le idee chiare su ciò che vuole ottenere dalle immagini che produce, o forse, ancor più grave, fotografa di tutto e a volontà, nella speranza che ogni tanto qualche scatto buono esca dal cilindro delle tante memorie digitali.
Finché nel fotografo persistono queste incertezze non riuscirà a produrre immagini veramente degne di nota, o meglio, non riuscirà a produrre le sue migliori immagini.
È evidente che non è così facile capire, specie quando si è dei giovani fotografi, quale sia il genere a noi più congeniale o quello che emotivamente sentiamo più vicino alla nostra essenza, per questo dobbiamo sperimentare.
In questo caso sperimentare non significa andare alla ricerca di metodi innovativi, o di scatti mai realizzati, bensì dobbiamo solo provare ad immergerci nei vari generi fotografici per valutare poi se il materiale prodotto, prima di tutto, soddisfa le nostre aspettative.
Ed allora per darvi un piccolo aiuto provo ad elencare quelli che sono i più comuni e conosciuti generi fotografi, senza entrare troppo nel dettaglio o nello specifico.
PAESAGGIO
Che sia in bianco e nero o a colori non è determinante, che il formato usato possa variare dal DX al 35mm o al medio e grande formato, anche questo non è fondamentale, che si tratti di paesaggio marino, montano o cittadino pure non cambia, quello che conta è che le fotografie prodotte debbono riprodurre immagini del paesaggio reale che ci circonda, illuminato dalle sole luci che si trovano sul posto. Non necessariamente nell’immagine deve comparire una figura umana o animale, è chiaro però che se questa figura viene inserita deve avere un peso marginale ripeto all’ambiente che la circonda, altrimenti il genere cambia.
RITRATTO
Anche per questo genere non conta la scelta del colore o del B/N, non conta se i ritratti vengono realizzati all’aria aperta o in interni, oppure in uno studio attrezzato con luci artificiali ad-hoc, non conta nemmeno se è posato o naturale, se sia tagliato ad un primissimo piano o un mezzo busto se non addirittura a figura intera ambientato, quello che conta è che il soggetto ritratto è il punto di forza dell’immagine, e pertanto deve avere il peso maggiore sull’immagine complessiva.
REPORTAGE
È un genere che oggi raggruppa varie sotto-categorie: la fotografia di strada, il racconto fotografico, la fotografia sociale impegnata, e molti altri che spesso stanno a cavallo di più generi come ad esempio l’archeologia industriale.
Di fatto anche per questo genere si può usare sia il colore che il B/N, i diversi formati, può essere realizzato in interni ed esterni, con sola luce naturale o con l’ausilio di lampeggiatori.
È un genere che il più delle volte viene caratterizzato da un insieme di immagini più che da dei singoli scatti.
In questo caso il fotografo è un gran osservatore, pur rimanendo istintivo nella scelta del momento dello scatto. Nelle immagini di reportage la figura umana è inserita in un contesto di vita quotidiana, con un’immagine o una serie di immagini si deve poter raccontare la storia delle persone ritratte, dei luoghi dove vivono, lavorano, giocano.
Il fotografo può rimanere sul superficiale, con immagini di semplice vita quotidiana, può addentrarsi nel sociale raccontando situazioni o contesti più nel profondo, o addirittura può cercare di rappresentare l’onirico.
SPORT
Chiamata anche fotografia d’azione in quanto tende a rappresentare situazioni dinamiche, persone e/o oggetti in movimento. Anche per questo genere non conta la scelta del formato o del colore piuttosto che il B/N, come pure la scelta del taglio o l’ambientazione, quello che conta è che lo scatto deve poter raccontare il gesto atletico, sia che si voglia rappresentare un ginnasta mentre spicca il suo salto, sia che si voglia rappresentare un’auto da corsa in derapata o una stecca che colpisce una biglia su un tavolo da biliardo.
NATURA
Anche per questo genere si possono creare dei sotto gruppi, come la macro fotografia e la caccia fotografica.
Per quanto riguarda il taglio fotografico, il formato, l’ambientazione, colore o B/N, vale quanto già detto per tutti gli altri generi.
La pazienza, il metodo, la minuziosa ricerca del particolare, il senso della pulizia e dell’ordine sono basilari per questo genere.
A questo punto potrei continuare con la fotografia astronomica, o con la micro fotografia oppure con lo still-life, ed altri ancora, ma mi voglio limitare solo ai più diffusi fra i fotoamatori.
Per affrontare in modo serio uno qualsiasi dei generi citati, bisogna prepararsi tecnicamente e psicologicamente, e ahimè bisogna anche dotarsi dell’adeguata attrezzatura.
Ecco perché non è possibile affrontare in contemporanea tutti i generi.
Ci sono fotografi che amano fotografare con calma, vivere l’ambiente in cui si trovano, osservare quello che accade loro attorno è con grande pazienza attendere il momento più propizio per scattare la foto desiderata. Altri fotografi invece amano muoversi in mezzo alle persone, osservarne i movimenti e prevederne gli spostamenti, hanno una grande capacità nel congelare con uno scatto il momento più significativo di un susseguirsi di eventi.
Ci sono fotografi che devono amare, conoscere, studiare a fondo la materia che fotografano, altri che con professionale freddezza e distacco riescono a documentare eventi delicati, senza farsi destabilizzare dalle emozioni.
Ci sono fotografi che trovano incredibilmente appagante rimanere appollaiati per ore ed ore su un ramo di un albero, in piena notte e sotto la pioggia battente, pur di scattare anche una sola fotografia al corteggiamento di una coppia di galli cedroni. Altri fotografi sono disposti a rimanere sotto il sole cocente ai bordi di una rumorosissima pista automobilistica, pur di cogliere le migliori inquadrature delle auto che sfrecciano.
Ed ancora, ci sono fotografi che si arrampicano su vette impervie pur di immortalare un’alba tra la foschia mattutina, ed altri che passano ore a disporre con metodica e maniacale scrupolosità i petali di un fiore in uno studio improvvisato in aperta campagna.
Capite ora anche voi che ognuno di questi fotografi ha in sé una particolare essenza, predisposizione, sensibilità che in un modo o nell’altro finisce per condizionare il proprio modo di fotografare.
E’ vero che tutto si può fare, ma quello che poi ne risente è il risultato.
Io ho impresso nella memoria il ricordo di un mio maestro, un bravissimo fotografo degli anni migliori del reportage in b/n: Sante Trus; un giorno mi raccontò di come la sua grande passione per la fotografia cominciò ad affievolirsi, sino a rimanere solo un debole ricordo che di tanto in tanto ritornava a bussare al suo cuore di fotografo. Mi parlò di come molti appassionati di fotografia come lui, divenuti poi dei professionisti e indotti quindi dal mercato e dalla necessità di garantire le indispensabili entrate all’attività, siano stati costretti ad ampliare la loro offerta fotografica spaziando su vari generi, accontentando ogni mediocre richiesta dei clienti, perdendo così nel tempo la propria personalità, il proprio stile ed uniformandosi all’offerta generale del mercato.
Essere fotoamatori e non dei professionisti ci permette di fotografare solo ciò che realmente desideriamo.
Perciò scegliamo bene il nostro genere, studiamo a fondo le tecniche mirate, studiamo il materiale prodotto dai grandi fotografi del settore, affiniamo l’acquisto dell’attrezzatura, e piuttosto che buttare dei soldi in accessori inutili per il genere a cui vogliamo dedicarci, spendiamo quei soldi per andare a vedere delle mostre o per acquistare dei libri o delle riviste specializzate.
Andrea.

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