Punto di Vista n.5

Domenica 15 maggio 2016 | Andrea Sivilotti

La fotografia di strada.

Oggi mi voglio divertire parlandovi del genere fotografico che prediligo, la fotografia di strada.

Possiamo affermare che la fotografia di strada è di fatto una costola del genere “Reportage”, e per tanto racconta la vita.
È un genere snobbato da molti in quanto, pare lo ritengano il ripiego per chi non sappia fare una buona fotografia.

A loro dire: rubare fotografie per strada è facile, specie ai giorni d’oggi con il digitale e con apparecchi fotografici e ottiche dalla qualità elevata, acquistabili da chiunque anche a prezzi abbordabili, e così anche un mediocre fotografo può mettere assieme immagini passabili.

Purtroppo non posso esimermi dall’esprimere il mio parere a proposito dell’affermazione sopra esposta, anche se questo sicuramente manderà in fibrillazione molti miei compagni di click.

Io condivido in parte quel pensiero. L’evento del digitale se da un lato ha agevolato chi della professione ne faceva un’attività, ed ha dato la possibilità a chiunque di avvicinarsi all’affascinante mondo della fotografia, senza legarlo come un tempo solo a chi aveva una certa possibilità economica, dall’altro lato ha messo in mano a molti, troppi a mio avviso, potenti mezzi artistici senza un’adeguata preparazione culturale o un benché minimo senso del limite o del gusto.

Sono troppi oggi coloro i quali si sentono autorizzati a ritenersi “Fotografi” con la “F” maiuscola, solo perché posseggono un buon corredo fotografico.

È vero che anche al tempo della fotografia analogica c’erano personaggi di questo calibro, ma in proporzione erano in meno e soprattutto l’immaginario fotografico collettivo rispondeva a delle regole e a dei canoni via via definiti da un élite di artisti conclamati, non c’era internet a dettare con la sua libera anarchia le regole, o meglio le “non” regole dei giochi.

Internet bombarda ogni giorno, ora, secondo, gli utenti con milioni, miliardi di immagini casuali, non selezionate, non rispondenti a canoni o regole comuni di buon gusto.
Il web è un immenso contenitore che riversa continuamente e indiscriminatamente addosso ai propri fruitori tutto quanto in esso contenuto.

Si sentono tutti artisti e guai ad abbozzare delle critiche.
Peccato che la fotografia non sia come lo sport, nella corsa automobilistica ad esempio, se un neofita si mettesse alla guida di una Ferrari difficilmente riuscirebbe a concludere sano e salvo un giro di pista, figuriamoci concludere un GP, oppure un alpinista in erba che si lanciasse ad affrontare il K2, che fine farebbe? Senza una dovuta preparazione, tanto allenamento, studio della materia, rischierebbe di farsi davvero male.

Ma torniamo all’affermazione di partenza, anche i signori che snobbano questo genere fotografico a volte lo fanno per mancanza dì sensibilità, perché serve sicuramente una certa predisposizione e sensibilità per scattare immagini interessanti di vita quotidiana.

La fotografia di strada non è solo immagini rubate, è un modo di vedere il mondo che ci circonda, di congelarlo in pochi scatti che lo riassumano, carpendo l’anima ai soggetti ritratti e trasponendo nelle immagini le atmosfere che li avvolgeva.

Le inquadrature che si presentano quotidianamente davanti ai nostri occhi, ai più risultano banali, mentre agli occhi del reportagista ogni scena assume un valore diverso.

Il reportagista possiede una grande abilità, riesce nella confusione, nel movimento continuo ad isolare i singoli elementi e dar loro pesi diversi, congelando nell’istante ideale, solo quelli per lui interessanti, è innata in lui l’arte dell’anticipare gli eventi.
Il paesaggista al contrario, conosce e sa gestire gli spazi ampi e vuoti, i silenzi, l’immobilità delle cose e conosce l’arte dell’aspettare.

In comune hanno la capacità di mimetizzarsi ognuno in mezzo ai propri ambienti.
Avrete sicuramente dedotto che per cogliere immagini di vita quotidiana, in mondo apparentemente imprevedibile e in continuo movimento come la strada, bisogna essere dei grandi osservatori, sempre pronti a congelare il momento cruciale, magari prevedendolo qualche frazione di secondo prima.

Per parlare un po’ di tecnica, sfrutterò la definizione poco sopra esposta, sezionandola in più parti.

Premesso che per ogni fotografo è di fondamentale importanza possedere una piena conoscenza dei mezzi a propria disposizione, e quindi conoscere per bene la propria macchina fotografica, i limiti della stessa e degli obiettivi a disposizione, per il fotografo di strada in particolare, il muoversi in un ambiente in continuo movimento, dove le scene e le luci non sono certo controllabili e uniformi, diventa un fattore di vitale rilevanza avere la padronanza più assoluta della scelta di tempi e diaframmi, senza essere dipendenti dall’esposimetro o dai software della macchina fotografica.

Per essere più chiaro, il fotografo deve riuscire con la costanza e la pratica a gestire la misurazione dell’esposizione, quasi a occhio nudo, secondo esperienza. Così facendo potrà escludere gli automatismi, che pur essendo oramai quasi infallibili, potrebbero comunque sbagliare o non rendere nella ripresa il risultato desiderato.

La latitudine di posa riprodotta nei file odierni è tale da consentire l’operazione sopra esplicitata, permettendo così al fotografo di concentrarsi maggiormente sull’analisi dell’ambiente e dei soggetti presenti.

Per congelare i movimenti della strada e dei soggetti che la percorrono, servono dunque tempi di ripresa veloci, e dato che il più delle volte il soggetto che vogliamo ritrarre non si trova isolato e ben staccato da uno sfondo uniforme, dobbiamo altresì utilizzare diaframmi molto aperti per sfocare quanto possibile il non necessario.

Così facendo abbiamo imposto due importanti picchetti: tempi veloci e diaframmi aperti, che condizionano sostanzialmente anche la scelta di un’attrezzatura adeguata per questo tipo di fotografia.
Infatti, nonostante ci venga in aiuto in tal senso ancora una volta l’evento del digitale, proponendoci macchine fotografiche dalla resa a ISO elevati formidabili (rumore o come si diceva un tempo grana, impercettibile anche con sensibilità di 1600-3200 ISO), abbiamo comunque bisogno di obbiettivi dall’apertura massima del diaframma importanti.

Questo perché le immagini saranno riprese a mano libera, il più delle volte con condizione di luce al limite della penombra.
Una volta impostata manualmente l’esposizione corretta per quella determinata luce della giornata, ci muoveremo apportando delle piccole correzioni a seconda del soggetto ripreso, ad esempio se inquadriamo una zona un po’ più illuminata chiuderemo un po’ il diaframma o viceversa se punteremo la nostra macchina verso un’area maggiormente in ombra, il diaframma lo apriremo.

Non ho parlato di altre regolazioni per le quali spesso i fotografi dedicano molto delle loro attenzioni, una su tutte il bilanciamento del bianco, l’ho fatto di proposito per due motivi, il primo perché personalmente essendo abituato a produrre immagini in bianco e nero, il mondo dietro al mirino lo vedo in tonalità di grigi, e poi diciamo pure la verità non sono così esperto del digitale e quindi lascio ad altri questo onere o onore che dir si voglia.

Il tempo risparmiato a smanettare con le rotelline di tempi, diaframmi, ISO, ecc., ci consentirà di prestare maggiore attenzione agli avvenimenti che ci circondano, e soprattutto all’inquadratura.
L’osservazione attenta degli avvenimenti che ci circondano è fondamentale per decidere il momento esatto dello scatto.
Dimentichiamoci il metodo usato dai più nell’era del digitale: scatta, scatta, scatta che poi su mille scatti trovi sicuramente qualche cosa di buono, e se non è proprio eccezionale, il fotoritocco poi fa miracoli.

Questo non è fare fotografia, e non finirò mai di ripeterlo.
Osservare, osservare, prevedere un’evoluzione della scena, scegliere lo scatto, inquadrare immaginando il risultato finale è scattare. Tutto in poche frazioni di secondo. Questo è fare fotografia di strada.

A volte si può anche aspettare che, secondo una nostra previsione per l’appunto, una situazione evolva a nostro favore.

In genere però il fotografo di strada non è statico, si muove costantemente in un ambiente che di per se è in continuo movimento. Cerca i punti di vista migliori, la direzione della luce più efficace per illuminare il soggetto, si mimetizza con un teleobiettivo, oppure richiama l’attenzione dei soggetti ritratti con un normale, o addirittura entra nella scena con il grandangolare; insomma benché stia dall’altra parte dell’obiettivo e lui anch’esso parte della fotografia che andrà a riprendere.

Per questo genere di fotografia, nonostante si abbia una grande libertà di azione, non si può lasciare tutto al caso: quello che trovo di interessate lo immortalo; devo anche darmi delle linee guida, dei temi da seguire, dei progetti da comporre.

Così facendo nel tempo potrò raccogliere immagini a tema, potrò raccontare delle storie per immagini, non mostrare solo una cozzaglia di immagini scollegate tra loro e prive di un nesso logico. 
Scattare con delle idee ben chiare in mente farà sì che le nostre raccolte saranno composte da immagini collegate l’una all’altra o una di seguito all’altra.

Credo che per questa volta basti, ma è un argomento che approfondirò ancora.
Buone foto a tutti.

Andrea

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