C’era una volta il medico condotto
Sabato 23 aprile 2016 | Andrea Sivilotti

C’era un tempo quando le persone che si sentivano indisposte o ammalate andavano dal medico condotto, sì proprio da quel medico tanto ridicolizzato nella commedia all’italiana, e dopo aver bussato…
– Permesso, buongiorno dottore, posso?
– Buongiorno sig. Giacomo come va? Spero niente di grave, a casa tutto bene?
Già il medico ti conosceva, e conosceva i tuoi famigliari, probabilmente occupava quel posto da così tanto tempo che ti aveva visto crescere se non addirittura nascere. C’era un rapporto umano, ti dedicava il suo tempo prezioso e mentre ti parlava ti guardava sorridendo.
– Bè dai dottore potrebbe andare peggio, devo aver preso un colpo d’aria, faccio fatico a respirare e ieri avevo la febbre alta. A casa tutti bene grazie.
– Oh perbacco! Dai allora vediamo subito come stanno le cose, si sieda sul lettino e si tolga la camicia.
Pare strano oramai, ma i medici un tempo ti visitavano davvero, come nei telefilm che vanno tanto di moda oggi.
Ti misuravano la febbre e la pressione, ti controllavano le pulsazioni, ti auscultavano il torace, e con lo stetoscopio lo percorreva avanti e indietro picchiettando con le dita alla ricerca di qualche anomalo suono, segno di un malore nascosto.
– Tossisca, faccia un bel respiro profondo, dica Aaaa…
Poi iniziava a tastare pancia e basso ventre e a seguire, controllava la gola, poi guardava dentro le orecchie e ancora ti faceva fare dei movimenti con gli arti.
– Mmmh! Si rivesta pure.
E mentre si avvicinava alla scrivania, cominciava l’interrogatorio. Erano domande legate alle abitudini, all’alimentazione, al lavoro, se dormivi bene, se andavi puntuale al bagno e così via.
Quando anche tu ti eri rivestito e ti eri seduto di fronte al dottore, lui rialzava lo sguardo verso di te, aveva tratto le sue conclusioni, e con il solito sorriso rassicurante, le mani sul tavolo con i polpastrelli delle dita che picchiettavano gli uni sugli altri, ti spiegava quale fosse il problema.
– Non è niente di grave, però oggi sarebbe stato meglio se rimaneva a casa al caldo e mi faceva chiamare, sarei passato io. Quindi adesso senza correre e sudare, torni a casa, si metta a letto, con qualche coperta in più, e ci rimanga qualche giorno. Deve riposare e far passare la febbre.
Poi cominciava a darti delle raccomandazioni, e delle indicazioni per delle cure naturali, qualche tisana con erbe e spezie dell’orto, miele, latte caldo e così via.
– Se la febbre dovesse salire sopra i 38° allora prenderà una di queste pastiglie, se domani non tornerà nella norma mi farà chiamare.
Le medicine erano l’ultima spiaggia, prima si doveva tentare con i rimedi naturali e soprattutto si doveva resistere, l’intervento con i farmaci doveva riguardare solo le fasi acute non coprire i primi sintomi.
Questa oramai è storia.
Oggi i medici di base nemmeno ti conoscono.
Te ne affidano uno, ma il più delle volte ne trovi un altro a sostituirlo. Non ti riconoscono, non hanno alcun ricordo dei tuoi passati malori.
Mentre cerchi di spiegargli quali siano i sintomi del tuo mal stare, loro neanche ti guardano e rimangano incollati allo schermo del computer mentre apparentemente sembra annotino le tue osservazioni. Non hai nemmeno finito di parlare che dalla stampante cominciano a spuntare fogli su fogli, con esami specialistici da effettuare possibilmente in fretta, e quindi in privato da qualche loro bravo conoscente, e medicine, tante medicine che nemmeno immaginavi esistessero. Provi ad accennare a qualche cura naturale alternativa, che in passato ti aveva aiutato, ed allora sì cominciano a guardarti in faccia con un ghigno severo come a rimproverare un allievo indisciplinato, che non vuole fare i compiti affidati.
– Ma per favore non crederà mica a quelle cose lì?
“Quelle cose lì” caro dottorino hanno curato intere popolazioni e in molte parti del mondo continuano a farlo tutt’ora. Questo mi verrebbe da urlargli in faccia. Ma sarebbe tempo perso, se tanti anni di scuola prima ed università poi non hanno dato modo di ampliare gli orizzonti di una persona, non sarà certo un paziente qualunque a poterlo fare.
Traendo le conclusioni del caso, siamo davvero evoluti rispetto al passato?
Buona riflessione.
Andrea
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